Damien Rice gioca con le luci e con le emozioni

Il teatro si spegne, rimane illuminato solo dalle luci delle uscite d’emergenza, Damien Rice entra dal lato e nel buio attacca “The Professor & la fille danse” senza amplificazione. Sul palco qualche chitarra, una tastiera, e poco altro.
Fa una certa impressione vedere il cantautore irlandese a poca distanza da Roger Waters, in questi giorni a Milano: lo yin e lo yang, due modi completamente diversi di intendere la musica. Il minimalismo assoluto e l’intensità da un lato, dall’altro la tecnologia, lo spettacolo e la politica. Il palco di Damien Rice rimarrà per buona parte della sera in penombra, con qualche faretto che lo illumina dai lati o sul centro, un po’ di fumo: giochi di ombre, riflessi. Damien Rice gioca con la luce e con le emozioni, non ha bisogno di altro, se non delle canzoni. In qualche monologo sfoggia un'inattesa autoironia: “Abbasserò i toni, non voglio rovinare la mia reputazione di quello che non canta canzoni felici”, scherza, per poi introdurre la canzone successiva “Questa è ancora più triste”. In qualche momento l’ironia diventa quasi grottesca: “a vita è come del cibo, lo mangi, lo caghi e ci fai delle canzoni. Quindo grazie per apprezzar la mia merda. Però non è male, la merda fa crescere gli alberi”, dice.
9 anni
“Grazie per esservi ricordarti di chi sono dopo tutti questi anni”, racconta ad un certo punto, più serio. Sono 9 anni che non suona a Milano: nel 2014 suono in un tendone in periferira, poi uscì anche il suo ultimo album di studio. Nel frattempo canzoni sparse, qualche concerto - è passato l’ultima volta in Italia qualche anno fa, ma non in città. Il Teatro Dal Verme è andato esaurito in pochissimo tempo e il pubblico si ricorda eccome le sue canzoni, lo applaude, le canta. Damien Rice controlla la platea con mestiere: in "Volcano" interrompe gli applausi a ritmo perché lo disturbano (“You can clap in your heads" dice”) poi dirige il coro dividendo la platea in tre voci sovrapposte. Gioca con i vuoti e i pieni: sono trucchi già visti nei concerti passati, ma sempre spettacolari ed intensi, come “I remember” che parte delicata e poi esplode con la chitarra distorta dalla pedaliera e le luci che simulano un temporale.
Un concerto corale
La seconda parte del concerto è più corale, un po’ meno intima e forse anche un po’ più sfilacciata: invita sul palco Silvia Perez Cruz, che canta da sola e poi lo accompagna. Quindi arriva l’amica Sandrayati, per “Song for Berta”, mentre la performer Jana Jacuka durante “Astronaut” gioca con le luci con un vestito di specchi. E infine l’amico napoletano Massimo De Vita e Greta Zuccoli (già vista in tour con Diodato e a Sanremo Giovani): insieme, a luci spente, cantano “Cold Cold Water” che sfocia in “Hallelujah”. Il brano di Cohen era stato evocato poco prima in “Delicate” (“Why do you sing Hallelujah if it means nothing to ya”?): iopo anni di brutte cover e versioni ai talent, su "Hallelujah" ci vorrebbe una moratoria, ma Damien Rice è uno dei pochi che se lo può permettere, l'effetto è commovente.
Luci ed ombre
E Rice è uno de pochi che si può permettere uno spettacolo così, con la sola forza delle canzoni e della voce. Lo dimostra ancora in un finale con “Cannonball” di nuovo senza amplificazione. Dopo un monologo di Jana Jacuka, arriva la sempre emozionante “The blower’s daughter”, cantata in coro. Non bisognerà attendere altri anni per rivederlo: domani sera è a Udine, poi torna in estate per ben 8 date. Di album nuovi non ce n’è traccia, ma questo è Damien Rice: si fa attendere, poi ripaga con emozioni che ti portano via. Una musica di luci ed ombre, anche dal vivo.
SETLIST
The Professor & la fille danse
Delicate
My Favourite Faded Fantasy
Accidental Babies
Volcano
Older Chests
I Remember (con Sílvia Pérez Cruz)
Man of the Trees - Cover di Sílvia Pérez Cruz
Song for Berta (con Sandrayati)
9 Crimes (con Sílvia Pérez Cruz)
Astronaut (con Sílvia Pérez Cruz)
Cold Water (con Greta Zuccoli)
Hallelujah - Cover di Leonard Cohen
BIS #1
Cannonball
Routine of Fear
The Blower's Daughter (con Sílvia Pérez Cruz)
BIS #2
I Don't Want to Change You
Mañana - Cover di Sílvia Pérez Cruz